Cosa fare in Messico partendo da Cancun
“Messico e Nuvole, la faccia triste dell’America”, così cantava Giuliano Palma in una sua celebre canzone. Devo dire che se da un lato le nuvole in Messico possono cogliere alla sprovvista, di facce tristi nel nostro viaggio in Messico ne ho viste poche. Arriviamo all’aeroporto di Cancùn, molto disturbati dal jet leg e ad accoglierci è il caldo con umidità (al 93%) ed il nostro driver del transfer con tanto di sorriso che ci dice “BIENVENIDO IN RIVIERA MAYA”. Sì perché, in vita mia, non avevo mai visto così tanta gente sorridente, gentile, umile, accogliente e premurosa nonostante il Messico sia pieno di zone, in particolare dell’entroterra, in cui la povertà è la compagna di casa, per chi la casa ce l’ha. Alloggiando in un bellissimo resort di Playa del Carmen (Resort Gran Porto Playa del Carmen), abbiamo contattato guide locali con cui avevamo preso appuntamento già prima di partire, per fare diverse escursioni e quindi in 5 giorni visitare il più possibile.


La nostra prima gita fuori resort si è svolta a Playa del Carmen, cittadina caliente ma forse un po’ troppo occidentalizzata, come raccontano un po’ tutti i forum. La vita commerciale e la movida si svolge intorno alla Quinta Avenida, un lungo viale che pullula di negozi ristoranti bar caratteristici , ove poter assaporare qualcosa di tipico e ascoltare della buona musica messicana. Sulla Quinta Avenida si trova il museo della celebre artista messicana Frida Kalho che consiglio di visitare. La Quinta Avenida sfocia sul lungomare dove abbiamo assistito ad un particolare spettacolo di antichi riti maya. I Maya, appunto, hanno lasciato tracce di un profondo culto che ancora oggi è rispettato e in un certo senso protetto. Il senso di appartenenza a questo culto è forte e tangibile in tante cose.





Il più grande sito archeologico maya è Chichen Itza. La strada per arrivare a Chichen Itza non è breve, circa 3 ore di autobus da Playa del Carmen. Noto durante il tragitto del bus ai lati della strada, immensi e rigogliosi alberi. Ci stiamo addentrando nell’entroterra dello Yucatàn, una delle zone più belle del Messico. Il sito maya, che si estende su un’area di 3 chilometri quadrati, ospita diversi edifici tra cui il più importante: la piramide di Cucalcàn. Con i suoi 30 metri di altezza, il diametro di base 55 metri e i 365 gradini è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO dal 1988. La domanda sotto la piramide è sorta spontanea… come hanno fatto i Maya a costruire tra il IX° e il XII° secolo una roba così maestosa ed imponente? Semplicemente genio, intuito e un pizzico di fortuna data loro dagli Dei. Per fortuna le nuvole comparse improvvisamente hanno rinfrescato per poco la nostra lunga passeggiata. Lungo la strada del ritorno noto tante zone degradate in cui troppe famiglie ancora vivono in condizioni disumane.




Rientrati nel resort ci godiamo un po’ di mare. Nei giorni trascorsi in riviera Maya abbiamo notato che il mare è caldissimo e ha tutte le caratteristiche del mare caraibico, il meteo è variabilissimo, nel giro di 10 minuti si passa da un sole cocente al brevissimo temporale. La cosa più bella di queste fasi metereologiche è il colore cangiante del mare e dell’orizzonte. Colori del Messico che non dimenticheremo.





La riviera maya ospita anche il sito archeologico più interessante sul mare, Tulum. Il suo edificio più importante è El castillo che, per la sua particolare posizione a picco su mare, crea un paesaggio davvero suggestivo. Per vedere El castillo abbiamo sudato un po’, ma ne è valsa la pena. Il fascino di Tulum è dato anche dalle sue spiagge di sabbia finissima, tipiche della costa caraibica. Ci spostiamo di poche centinaia di metri infatti su una spiaggia mozzafiato, Playa Paraìso, il nome dice tutto. Sabbia bianchissima, mare azzurrissimo e palme rinfrescanti.







Ultimo sito archeologico che abbiamo visto è Cobà a circa 100 km da Playa del Carmen. L’elemento particolare del sito è la piramide di Nohoch Mul alta 42 metri, la più alta dello Yucatan; per salire ci sono 120 gradini di fatica e una corda centrale per aiutarsi ma una volta arrivati in cima ci si trova davanti ad uno spettacolo della natura, l’orizzonte sulla giungla. Non nego sia stato difficile, per chi soffre di vertigini non è affatto consigliato. La mia sensazione è stata che i Maya volessero realmente avvicinarsi ai loro Dei e che nel loro intento forse questo percorso di avvicinamento doveva essere difficile e per chi davvero lo volesse fortemente.










Immersi nella natura, oltre agli spettacolari siti Maya, ci sono i Cenotes, posti altrettanto spettacolari. La penisola dello Yucatan è disseminata di cenotes, infatti percorrendo le strade del Messico ci siamo accorti spesso di indicazioni per uno di questi cenote. Ce ne sono davvero molti, quelli conosciuti sono circa 7.000 nel solo Yucatàn. Ma cosa sono? Si tratta di grotte di origine calcarea che si sono formate nel tempo. Milioni e milioni di anni fa la penisola dello Yucatan era sommersa. Questa particolare situazione ha fatto in modo che tutti i territori fossero ricoperti da coralli e da elementi fossili che contribuirono così alla formazione di un agglomerato di rocce calcaree. Con il passare del tempo, in piena era glaciale, la struttura della penisola yucateca cambiò e il territorio diventò più alto rispetto al livello del mare. Il ghiaccio, sciogliendosi e trasformandosi in minuscole gocce d’acqua, a poco a poco erose le rocce calcaree e creò queste caverne e fiumi sotterranei. La particolarità è che queste grotte sono tutte collegate per chilometri e chilometri.



I cenotes, oltre che essere un’importantissima fonte di acqua dolce, avevano per i Maya una valenza mistica. Erano considerati luoghi sacri, una porta di accesso al mondo spirituale. Erano uno dei punti in cui rapportarsi con gli Dei mediante sacrifici umani. Prigionieri di guerra e giovani vergini venivano lasciati affogare in modo cruento in loro onore in questa parte del Messico. Abbiamo visitato due cenotes, ma quello che ci è rimasto nel cuore è Yokdzonot. Siamo scesi nel cenote (circa 7 metri sotto livello stradale) mediante un sentiero sterrato, entriamo in un ambiente misterioso e silenzioso: una grande piscina d’acqua naturale ci si presenta agli occhi illuminata da qualche fascio di luce. La prima cosa che abbiamo fatto è tuffarci in quest’acqua limpidissima. Con il caldo che fa in Messico è un sacrilegio non rinfrescarsi in queste fresche pozze.



Appuntamento successivo al cenote è stata la visita e il pranzo presso una cooperativa Maya di donne che hanno cucinato appositamente per noi piatti tipici. Prima di arrivare in questo luogo, la guida ci chiede ironizzando: “Come pensate che vivano oggi i Maya?” Voleva dire che certamente i Maya si sono globalizzati, usano whatsapp e qualsiasi altro mezzo tecnologico. Ma risiede forte in loro il senso di appartenenza ad un culto e ad una terra, il Messico, che rimanda ad antiche tradizioni e usanze: il passato è presente. È stata sicuramente l’esperienza più coinvolgente, osservare queste donne sorridenti e comunicare con loro, facendosi raccontare un po’ della loro vita e della loro cultura. Il pranzo termina con una buonissima tequila, distillato tipico del Messico.






Una cittadina che ha mantenuto un carattere tradizionale e meno occidentale è Valladolid, al centro della penisola dello Yucatàn. L’abbiamo visitata in preparazione per la festa della liberazione dalla colonizzazione spagnola. Una cittadina colorata e piena di volti particolari.






Consigli utili :

–Agenzia Mercantinviaggio per fare escursioni
–Agenzia Caribe viaggi per fare escursioni
-Se scegliete di muovervi soli, è consigliabile recarsi presso posti turistici
-I taxi per spostarsi sono pratici, gentili ed economici
-Si accettano monete in pesos, (moneta locale), euro, dollari
-Periodo ottimale per fare una vacanza in messico novembre- marzo (caldo secco)
-Se visitate il Messico nella stagione umida mantenersi sempre idratati
-Bere solo acqua imbottigliata


Per concludere, ti consiglio il Messico? Ovviamente si. E’ un viaggio alla scoperta di gente solare, posti incontaminati e siti storici unici al mondo.
Al prossimo viaggio,

Cinzia
2 comments
La pelle d’oca solo a guardare le foto di quel mare!
Il Messico è sulla mia lista di posti da visitare da troppo tempo ormai 🙂
Bellissimo post, complimenti.
Dopo aver letto questo post di Cinzia ho fatto la stessa identica cosa Romina! Grazie di essere passati.